Tribal Leadership ed Agilità
Il background del Trainer che si occupa di sviluppo di Soft Skills si fonda sul dibattito ormai stantio, figlio di un’influenza manageriale del 19esimo e 20esimo secolo, sulla Leadership. Sulle sue prerogative, qualità, attitudini, responsabilità, compiti…
Sono stati elaborati decine di modelli sul tema. Prima per imparare a riconoscere i Leader come fossero falchi in mezzo ad uno stormo di piccioni. Poi per imparare ad addestrarli come tali. E’ comune associare il gruppo alla figura del Leader. Come se il primo non potesse esistere senza il secondo. E quest’ultimo riesca a trovare la possibilità di esprimere le sue qualità solamente in presenza del primo.
Personalmente non ho mai apprezzato queste prospettive. Dopo tanti anni di lavoro e confronto con i gruppi, quando qualcuno davanti al classico esercizio di Problem Solving, fa notare che ci vuole un Leader per garantire l’efficacia, rimango basito…
Il bisogno di un Leader è un concetto polarizzato
Da un lato si cerca qualcuno a cui scaricare la responsabilità delle decisioni e della gestione della Diversità. Dall’altro ci aspettiamo un suo intervento, come fosse un supereroe, nella risoluzione di situazione difficili e nel garantire futuro al gruppo. Siamo sempre in attesa di qualcuno che ci salvi. È un archetipo della natura umana. Ma oggi, in questo contesto di altissima complessità, dove tutto e tutti sono interconnessi, forse diventa prioritario diffondere i principi e i valori della Leadership. E non perdere tempo ad “allevare” dei Leader condottieri.
Prima di sviluppare nuovi modelli credibili su come debba o meno comportarsi un Leader, proviamo ad osservare la specie umana con un approccio biologico ed antropologico. Carpendo gli aspetti naturali e spontanei che perseguiamo nella quotidianità e che ci caratterizzano come esseri umani. In sostanza, l’invito è quello di guardare ai sistemi sociali ridotti, come le organizzazioni, con l’occhio dell’antropologo che avvicina una tribù primitiva, vergine dal punto di vista del comportamento sociale complesso.
In questi modelli primitivi, selvaggi, naturali, non si parla di come fare il capo…
Il Focus è sui bisogni del gruppo e non su quanto sia necessaria una figura dominante in esso. E diventa prioritario capire cosa garantire nel raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Questa è la Tribal Leadership, una panoramica sulle dinamiche naturali e sociali interne ai gruppi di lavoro contemporanei, dove ancora oggi nei comportamenti è presente nell’individuo l’Io Biologico e l’IO Sociale.
Quando e dove nasce l’esigenza di un Leader ?
Tre milioni e mezzo di anni fa i nostri progenitori praticavano il banding, sostanzialmente aggregazioni spontanee permanenti dei branchi. Non c’era una forte necessità di avere un capo, come lo immaginiamo noi. Inevitabilmente, gli individui che erano rimasti in vita più a lungo e quindi avevano maturato esperienze utili alla sopravvivenza, giocavano un ruolo fondamentale nella micro-società del momento. Solo 100.000 anni fa, intuiamo, che un’organizzazione sociale primitiva, costituita da clan, riconosceva al proprio interno un ruolo importante agli “anziani”. A quel tempo almeno 5 diverse specie del genere Homo, convivevano sul pianeta. Non fu la competizione a farne estinguere 4, ma fu la lotta per la sopravvivenza, dove i Sapiens ebbero la meglio. Circa 40.000 anni fa si estinse il nostro cugino più efficiente, Homo Neanderthalis, lasciando ai Sapiens un mondo da colonizzare.
Il nomadismo fu la pratica vincente…
Perché facilitava la scoperta e l’apprendimento collettivo. Queste componenti richiedono una leadership, dei capi competenti, che sappiano guidare una spedizione e far frutto delle esperienze. Circa 12.000 anni fa con l’invenzione dell’agricoltura e la tendenza a risiedere stabilmente in un luogo, nascono nuovi concetti. La proprietà privata, le leggi, il matrimonio e la necessità di un garante che tenga in piedi un apparato che genera sempre crescente complessità.
La complessità di allora e la complessità di oggi
I nostri progenitori vivevano una vita molto dura, morivano giovani, spesso di morte violenta. Il motore della loro motivazione era essenzialmente la paura. Solo in seguito l’essere umano iniziò a percorrere la via del piacere, dedicando la propria breve esistenza alla soddisfazione dei bisogni primari. In questa complessità naturale, nelle tribù ancestrali emergono due figure rilevanti. Da una parte lo Sciamano, il maestro, il protettore, colui che ha la visione del futuro, colui che LO rende possibile. Dall’altra il Capo Tribù, il garante della prosperità, il giudice di ciò che è più importante e più urgente, quello che ha l’ultima parola sul “cammino”. Queste figure nascono in maniera spontanea, spinte da pulsioni biochimiche, magari anche con casualità, ma ciò che è più affascinante ed evidente è che si manifestano in tutti i popoli indigeni della terra. Ancora oggi, dai Sami della Lapponia, agli Zulu del Sud Africa le due figure emergono al servizio della tribù come elementi portanti del sistema tribù.
Secondo la visione antropologica la tribù è una forma primitiva di organizzazione
Descrive uno specifico sistema sociale caratterizzato dall’assenza di istituzioni politiche centralizzate. Soggetto a continui processi di fusione e fissione. Il modello di alleanza alla base di questo sistema prevede un principio di unione basato sulla prossimità. La definizione di tribù, la sua liquidità, la necessità di aggregarsi per uno scopo e le due figure di leader, mi hanno suggerito un ardito parallelismo con i principi dell’Agile. Cioè quei metodi di progettazione che dal 2.000 circa, sono diventati nelle organizzazioni un baluardo alla crescente complessità del contesto in cui viviamo.
La Leadership Tribale nelle aziende
Diamo vita ad un parallelismo e portiamo questi concetti nelle aziende, per riscoprire il capo come colui di cui si ha bisogno, mantenendo indipendenza ed autonomia. Si intende dare valore a competenze di base forse troppo spesso messe in secondo piano, come coraggio, gentilezza e visione. Di guardare ai comportamenti con un occhio alle neuroscienze che possono confermare ciò che prima veniva solamente intuito. Quindi di insegnare a vedere ciò che non sappiamo più vendere, ossia la nostra storia naturale e culturale che, ancora oggi, caratterizza in maniera a molti nascosta le dinamiche delle nostre organizzazioni.
La Leadership della tribù ci spiega come siamo passati dall’individualismo orientato alla sopravvivenza ad un “Noi” sociale. Ci mostra il “collante” che tiene insieme un gruppo e lo renda forte. Ci aiuta ad avere una visione sistemica dei problemi e a far convivere generazioni distanti tra loro. Infine ci consente di hackerare la nostra mente per elevare la motivazione ed accogliere la paura come strumento di trasformazione.
Photo by Thomas Kelley