Community of Practice: le persone tracciano la vision
“L’apprendimento è l’unità essenziale del progresso per le start-up“
Durante il Lock Down siamo diventati tutti dei piccoli Startupper. Abbiamo sperimentato tecnologie per noi nuove. Approcciando modalità e pratiche di lavoro prima sconosciute. Collaborando con i colleghi in modi differenti da quelli consueti. I Decreti si sono susseguiti settimanalmente scompigliando le carte in tavola, rendendo molto spesso vane le vision impostate e gli sforzi compiuti nei giorni precedenti. Tuttavia, i nostri sforzi quotidiani hanno trovato meritata soddisfazione. Le giornate impegnate ad imparare qualcosa di nuovo, dallo strumento al tool digitale, fino a capire come risolvere i bisogni dei propri clienti, sono giornate ricche e motivanti.
Nella situazione di precedente normalità, frenetica e a tratti ripetitiva, ci sentivamo immuni dall’imparare ancora.
Come se imparare qualcosa in più fosse un limite al raggiungimento di un obiettivo, che già si credeva di poter conquistare, tendendo al ribasso, al fine di raggiungere un certo grado di efficienza. Tutto ciò rimanendo quindi concentrati sul particolare e non sul quadro generale. Questo mindset ci ha purtroppo reso fragili agli impatti di eventi dirompenti Impedendoci di rimodellare costantemente le nostre conoscenze, abilità e competenze, per riorientare il nostro obiettivo in base alle informazioni acquisite.
Pertanto, in una società perturbata da Cigni Neri, che evolve e si trasforma velocemente, diventa fondamentale per le persone e per le organizzazioni sperimentare. Apprendere ed allenare costantemente la propria anti-fragilità. Esplorando in tempi non sospetti nuove ed eterogenee opportunità di business.
Mettere in sinergia i saperi, le immaginazioni e le vision!
Otteniamo risultati ancor più singolari ed efficaci mettendo in connessione le diverse conoscenze ed esperienze degli individui, attraverso l’intelligenza collettiva. Geoff Mulgan, professore all’University College di Londra, la definisce come: “Un’intelligenza distribuita, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze.” Queste modalità di collaborazione sono ancor più potenti grazie alle tecnologie digitali, che permettono di raggiungere e realizzare obiettivi ambiziosi. Secondo Luciano Floridi “oggi l’intelligenza collettiva è un fenomeno macroscopico, importante, che sta cambiando il mondo e il nostro modo di gestire la produzione industriale e il business. Oggi l’informatica permette di creare delle reti attraverso cui l’intelligenza può essere accorpata e rendere possibili cose che altrimenti sarebbero impossibili”.
Ma come possono le organizzazioni far propri questi paradigmi, esplorando nuove vision strategiche tracciate dai propri collaboratori? Ecco di seguito un concetto che può essere una chiave risolutiva.
La Community of Practice come fenomeno di apprendimento sociale nelle organizzazioni
“…sii aperto alla collaborazione. Le idee delle altre persone sono spesso migliori delle tue. Trova un gruppo di persone che ti stimolino e ispirino, trascorri molto tempo con loro e ti cambierà la vita”
Amy Poehler
Una Comunità di pratica è un potentissimo strumento di Knowledge Management. Può essere definito come un gruppo di persone organizzato in modo spontaneo, che condividono gli stessi interessi nel risolvere un problema, nel migliorare le proprie competenze e apprendere dalle reciproche esperienze, il tutto attraverso continue iterazioni.
Le principali dimensioni sono:
- Dominio: Area di interesse comune e problematiche chiave
- Comunità: relazione costruita attraverso discussioni attività ed apprendimento
- Pratica: insieme di conoscenze, materiali, storie, strumenti prodotti
Empowerment e Vision sono la chiave all’apprendimento
Dal nuovo contesto che ci troviamo ad affrontare, emerge una nuova sfida per sperimentare la leadership. Le comunità di pratica sorgono spontanee: gli individui, infatti, cercheranno sempre di dare significato alle situazioni caotiche o incerte soprattutto in situazione mai vissuta prima.
Si configura, pertanto, un particolare ruolo di leader…
…capace di far crescere tali pratiche oltre a stimolare ed ispirare le proprie persone. Per permettere alla collettività aziendale di elaborare soluzioni concrete, sviluppare progetti complessi e di creare nuovi prodotti e/o servizi verso i clienti, i manager dovranno strategicamente intervenire sulle 3 dimensioni sopra citate.
Innanzitutto, è necessario condividere i problemi chiave per l’azienda, guidare i Domini che si creano verso le problematiche ritenute utili da affrontare. Favorire quindi l’emergere delle Comunità imprimendo una direzione. La direzione che si intende, tuttavia, è un concetto diverso da Obiettivo, che comprende il livello strategico su cui si intende agire. In tal senso, il management potrà incidere sulla “Pratica” che viene prodotta.
Sempre più, concludendo, è evidente come si stia configurando una nuova Vision dell’essere manager efficaci!
Che si allontana dal vecchio concetto di “controllo” per finire dalla parte opposta del continuum. Spazio dove troviamo competenze quali la capacità di motivare la comunità, guidarla intercettando le sfide concrete da incalzare in base al livello di maturità aziendale. Sapendo tracciare delle direzioni che stimolino le persone ad immaginare un nuovo futuro possibile per l’azienda.
Tutti, quindi, siamo chiamati a pensare come piccoli start-upper: nessuno escluso. Proprio come sono inclusive le comunità di pratiche spontanee.